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Il vasto mare, la città e la democrazia




Di Fabrizio Mele


Nel post precedente - La città e la Terra - abbiamo accennato al radicamento della convivenza nella città sulla base di una comune appartenenza alla Madre Terra. La nuova gerarchia della città non deve fondarsi sulla violenza ma sulla distribuzione giusta dei ruoli a seconda delle capacità di ognuno. Una città ordinata e razionale perché basata sul comune sogno di una buona vita per tutti.

Derrida aveva poi sottolineato come il sogno rischi oggi di trasformarsi in incubo se, come sembra, filosofi, tecnici e politici perdono di vista il viver bene per concentrarsi sugli aspetti economici, finanziari e burocratici della convivenza umana.

Il sogno di Platone era un altro.


Platone nasce a soli venti anni dalla fine delle guerre persiane, fase storica in cui il contrasto tra l’Oriente e l’Occidente si compì e lasciò traccia nella memoria. Gli ateniesi abbandonano la città ormai in procinto di essere assediata dai persiani vincitori alle Termopili e si spostano sulle navi nello stretto di Salamina. La vittoria di questa battaglia segna la rinascita della Lega Panellenica e l’inizio dell’espansione greca attraverso il mare.

La città di Atene si fa diffusa.

È sul filo di questo evento che Deleuze potrà istituire il rapporto tra Grecia e filosofia come metamorfosi dell’identità dalla Terra al Mare, dalla solidità identità della città all’infinito immateriale del pensiero universale.

Anche Federico Chabod sottolineerà come proprio questo episodio della storia greca abbia marcato una differenza tra Europa e Asia segnando un destino divisivo per il pianeta: la prima luogo di libertà, la seconda di dispotismo. Lo stesso Chabod dimostrerà come tale modello di ragionamento permanga come tema con relative variazioni fino all’800. La storia, la scienza, l’arte europea, sintetizzate in quella società degli spiriti di cui tratta Vico nella Scienza Nuova, costituiranno la storia intellettuale dell’Occidente. La libertà garantita dal potere e dalla libertà speculativa della scienza e della filosofia traccerà poi differenti origini, costituendo l’identità e, insieme, minando anche alla base l’unità della storia europea e occidentale. Questo stato di crisi permanente sarà scoperto e manifesto nel ‘900: in questo panorama di splendore e distruzione nascerà, infatti, un rinnovato interesse per le vicende di questa eredità.

Non si parla oggi di lotta tra democrazia e autocrazia? Non si parla oggi con sempre più insistenza di un mostro a due teste chiamato Democratura?

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