Di Fabrizio Mele
Come ha preso forma nel sapere umano l’idea della Terra? Questa semplice e feconda domanda sta alla base dei dialoghi intrapresi da Think Tank Filosofia nella sua ultima Stanza. Soprattutto, sta alla base di ogni possibile discorso intorno al rapporto che oggi abbiamo col nostro pianeta e col nostro futuro.
Le prime rappresentazioni della Terra riconosciute dai paleoantropologi sono le statuette della Grande Madre ritrovate in diversi scavi dall’Europa alla Siberia passando per l’Africa e risalenti in alcuni casi a 500.000 anni fa. Un primo tentativo di rappresentare la Terra a partire dalla sua fecondità: ampio seno, larghi glutei e vagina in primo piano a evocare la ciclicità e il mistero della nascita. Spesso la forma di queste statuette ricorda anche l’Uovo Cosmico che si incontra dall’Induismo fino alla Pasqua Cristiana.
Il mistero dell’origine già qui rappresentato si incontra in molte culture: nella cultura greca, ad esempio, Gea genera a partire dal Caos fecondata da Uranos il cielo.
Nella tradizione religiosa cinese il cielo, la terra e l’uomo sono le tre componenti essenziali dell’ordine universale dominate dal movimento continuo di Yin e Yang, ovvero le modalità del Dao. I cinque elementi (wu xing - legno, acqua, fuoco, metallo, terra) sono poi le forze fondamentali che danno origine e sviluppo ai processi della natura.
Scrive Lao-Tzu nel Libro della virtù e della via:
C’era qualche cosa compiuta nel caos, nata prima del Cielo e della Terra. Quanto quieta! Quanto vuota! Solitaria era in piedi (e non cambiava), poteva essere considerata la madre del Cielo e della Terra. Io non conosco il suo nome, come appellativo la chiamo tao. [25]
E ancora:
Il mondo ha un inizio, lo si consideri la madre del mondo. Quando si troverà la madre, si conoscerà suo (figlio), se ci si riaffiderà alla madre, alla fine della vita non si avrà danno. [52]
Nella tradizione Induista troviamo due principali concezioni del mondo: i sistemi di pensiero dualistici che distinguono tra realtà del cosmo e realtà divina e i sistemi non dualistici secondo i quali l’Universo è un modo illusorio di apparire (Maya) della realtà assoluta (Bráhman). In entrambi i casi tuttavia Natura (prakrti) e potenza divina (Śakti) sono le due forze che informano l’Universo eterno (Bráhman) e da cui si sviluppano la materia e i cinque elementi (etere, acqua, aria, fuoco, terra) e l’uovo cosmico da cui tutto si sviluppa. Questo è costituito da due metà, ovvero la Terra e il Cielo. L’uovo cosmico è anche l’amplesso di Śiva e Śakti, la bindu dal quale si produce la vibrazione originaria (Vāc) che mette in moto il cosmo; e Vāc (parola, suono) è il primo nome della Dea.
In tutte questi racconti delle origini la terra preesiste alle divinità o ne è l’espressione primordiale risultando così essere madre di tutti gli esseri (a differenza della tradizione biblica in cui il creatore è il Padre, vedi Genesi).
Questa idea si riflette ancora nella tradizione filosofica quando Platone nella Repubblica racconta il mito che instaura la pedagogia della città giusta, ovvero quella della filosofia. È la nobile menzogna che Socrate illustra incalzato dalle richieste di Glaucone. In questo racconto è la terra che, madre e nutrice, fonda la convivenza degli uomini nella città. I figli della terra, i fratelli, convivono in un suolo che li costituisce tutti protettori della Madre.
È ancora questa idea che ispira Eleonora Roosvelt quando il 10 Dicembre 1948 suggerisce come primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani:
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Cosa ci rende fratelli dunque? Nei miti e nelle tradizioni qui osservate l’essere figli della stessa madre o dello stesso padre.
Cambierà tutto con la rivoluzione filosofica e scientifica europea dove la fratellanza è legata al pensiero di una Verità universale garantita dalla ragione umana a tutti i sapiens. Tuttavia, si chiede Edmund Husserl in La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, si può dimostrare l’universalità della ragione come movimento (entelechia) di tutta l’umanità?
Solo così sarebbe possibile decidere se l’umanità europea rechi in sé un’idea assoluta e se non sia un mero tipo antropologico empirico come la Cina o l’India.
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